TRAMA
Felice torna a Napoli dopo quarant’anni di assenza, lontano dalla sua terra. L’uomo, tornato per sua madre, resterà qui dove è nato più a lungo di quanto aveva previsto, mentre riscopre i luoghi, i codici del quartiere e fa i conti con un passato che lo divora. Da giovane Felice insieme a Oreste, suo amico d’infanzia, nonché compagno di bravate, ha commesso qualche piccolo crimine, fino a quando un uomo non è morto. È per questo motivo che Felice si è allontanato dalla città, andando a vivere all’estero, ma non tradendo mai l’amicizia con Oreste. Ora che è tornato nel rione Felice vorrebbe rivedere il suo vecchio amico, ma Oreste, noto ormai come il delinquente del quartiere, non si è mai allontano da quel mondo, che sembra averlo assorbito totalmente.
RECENSIONE
Mario Martone torna a perdersi tra i vicoli di Napoli in un film non dissimile da Morte di un matematico napoletano (1992). Identità, redenzione e rimpianto, in un crocevia noir reso magico dalla fotografia evocativa di Paolo Carnera. Una pellicola in cui risalta l’amore per la città natale di Mario Martone, e di Ermanno Rea che ha firmato il romanzo Nostalgia sul quale il film di Martone è basato. Pierfrancesco Favino è perfetto con la sua lingua dimenticata, ibridata con l’arabo dei paesi in cui il suo Felice Lasco ha vissuto per troppo tempo.