Il nostro giudizio

Gli indifferenti sembra aver perso l'essenza del romanzo originale, riducendosi a cliché sul declino della borghesia e sul cinismo nell'apparire. Il fulcro del film non riguarda più l'indifferenza o il distacco della borghesia, ma la disperazione di mantenere lo status quo.

Gli indifferenti, di Leonardo Guerra Seràgnoli

Secondo adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Alberto Moravia, dopo la versione del 1964 di Francesco Maselli.

TRAMA

Roma. Mariagrazia Ardengo e i suoi due figli, Michele e Carla, non hanno più soldi. Negli ultimi tre anni, Leo Merumeci, un impresario tuttofare, divenuto nel frattempo amante di Mariagrazia, le ha fatto dei prestiti.

RECENSIONE

Leonardo Guerra Seràgnoli , come in Likemeback (2018), interpreta gli elementi moderni come segni di decadenza o come simboli di superficialità, associando la tecnologia alla disumanizzazione. Nel suo film, il fulcro del film non riguarda più l’indifferenza o il distacco della borghesia, ma la disperazione di mantenere lo status quo. Tuttavia, l’adattamento di Leonardo Guerra Seràgnoli delude in termini di estetica e narrativa. Mentre gli ambienti sono stereotipati, i tentativi di connettersi al presente attraverso elementi moderni sembrano superficiali e fuorvianti. Nonostante la buona interpretazione di Edoardo Pesce, è Valeria Bruni Tedeschi che domina la scena, interpretando un ruolo simile a molti altri offertile dal cinema italiano. Gli indifferenti sembra aver perso l’essenza del romanzo originale, riducendosi a cliché sul declino della borghesia e sul cinismo nell’apparire.

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Gli indifferenti sembra aver perso l'essenza del romanzo originale, riducendosi a cliché sul declino della borghesia e sul cinismo nell'apparire. Il fulcro del film non riguarda più l'indifferenza o il distacco della borghesia, ma la disperazione di mantenere lo status quo.Gli indifferenti, di Leonardo Guerra Seràgnoli