Addio a Marina Cicogna, la “contessa” del cinema italiano

Marina Cicogna cresce in un ambiente lussuoso e entra nell’alta società quando è ancora molto giovane, partecipando a un grande evento a Palazzo Labia a Venezia. In seguito alla separazione dei suoi genitori, si trasferisce a New York, studia fotografia e fa amicizia con la figlia di Jack Warner, entrando nel mondo di Hollywood. Sin da subito, Marina si fa notare per la sua personalità forte, la sua indipendenza e il suo stile aristocratico.

Nel 1967 la madre di Marina, Annamaria Volpi, diventa proprietaria della casa cinematografica Euro International in Italia e chiama Marina e suo fratello Bino a guidarla. Iniziano distribuendo cinema straniero e ottengono un grande successo con il film svedese Helga (1967).

Successivamente, si dedicano a cercare grandi film d’autore, come L’uomo del banco dei pegni di Sidney Lumet e Belle de jour di Luis Bunuel. In seguito, Marina decide di entrare nella produzione cinematografica, diventando la prima donne italiana a farlo e guadagnando rispetto come protagonista del settore.

Marina è una donna determinata che lavora duramente per portare al successo vari registi, tra cui Giuseppe Patroni Griffi (Metti, una sera a cena), Pier Paolo Pasolini (Teorema e Medea), Francesco Rosi (Uomini contro) e ancora Lina Wertmüller, Enrico Maria Salerno, Sergio Leone e Franco Zeffirelli. Ha vinto un Oscar per il miglior film straniero insieme a Elio Petri nel 1971 per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Le sue scelte sono spesso diverse dalla norma, ma hanno portato a grandi risultati artistici e commerciali.

Dopo alcuni problemi finanziari e la tragica morte di suo fratello Bino, lascia la società Euro International e collabora con la Paramount, ma incontra difficoltà con alcuni dei film che propone. Nel 1975 decide quindi di troncare ogni rapporto con il cinema, ritorna negli Stati Uniti e stringerà una carismatica collaborazione e una grande amicizia con Calvin Klein.

Nel 2021 è stata protagonista alla Festa del Cinema di Roma con il documentario biografico La Vita e Tutto il Resto, prodotto da Riccardo Biadene e diretto da Paolo Bettinetti. Vince il David di Donatello alla carriera nel 2023 in una cerimonia che ha visto l’intera platea del David alzarsi in piedi per un tributo emozionante. 

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